Riciclo Sanremo

Il Festival è un grandissimo falò che si riaccende improvvisamente, con l’obiettivo d’ottenere di volta in volta una fiamma più alta, ma non necessariamente calda. Dare nuova vita a legni intrisi d’umidità non è semplice. Sanremo 2016 è un cumulo di tronchi diversi tra loro. Il carbone della canzone italiana prova ad alimentare un fuoco che in realtà vive incontrollato, alternando zampilli e fumi di spegnimenti improvvisi.
LA NON ARTE DEL RICICLO. L’arte del riciclo è tale quando – da un oggetto apparentemente inutilizzabile – riesci a trarre un nuovo prodotto. Spesso nella vita dei cantanti vi sono di questi momenti. Riciclare significa evolversi, utilizzare il passato per creare qualcosa di nuovo. Ecco. Patty Pravo non è niente di tutto questo. Autentica musa negli anni settanta, oggi la cantante è una caricatura di se stessa, quasi inconscia del suo essere più simile ad un’imitazione che a se stessa autodedicandosi la cover di un suo brano. Purtroppo, la sensazione è che questo sia l’unico modo per tenere viva la propria fiamma dato che quella artistica ha dichiarato lutto già da tempo.
RIDI CHE S’IMPENNA. Se non si fa ridere non si fanno ascolti. I dati della serata di giovedì hanno evidenziato il picco d’ascolto durante la prima esibizione di Virginia Raffaele, nei panni di una fantastica Donatella Versace. Laddove non arriva la musica, giunge lo sketch. Purtroppo la televisione odierna, pallido riassunto catodico del mondo votato ai social network, trova nella risata il proprio punto di forza. Segno dei tempi, in cui i ritmi di vita e l’ossigenante necessità di successo, necessitano di un momento di relax per riportare umanità laddove essa sia sostituita dal risultato. Che i comici siano quindi fondamentali è un’arma ormai necessaria e sicuramente vincente per legare allo schermo quegli spettatori troppo spesso delusi dalle canzoni in gara.
VOTO O NON VOTO?. Esistono due sale stampa. Quella “top” delle tv e della carta stampata è posizionata all’interno del multisala Ariston. L’altra – la più numerosa – si trova al PalaFiori, a circa trecento metri dal luogo in cui si svolge il Festival. Quest’ultima è dedicata alle radio e al web, quindi, la più numerosa ed anarchica. Giovedì sera devo votare, quindi mi spediscono all’Ariston. L’accoglienza della sala stampa del teatro è composta da hostess composti in realtà da nerboruti agenti con divise della Polizia e dei Carabinieri. Salendo al secondo piano, ti attaccano al collo un nastro con telecomando. Poi ti accomodi “dove è libero”. Prima dell’inizio della puntata si effettua solitamente una prova telecomando. Questa volta no, non occorre, c’è ben altro da fare. Alla prima votazione c’invitano a premere la preferenza relativa alle prime due esibizioni. Dal maxi schermo Carlo Conti invita alla pazienza, mentre in sala stampa si scatena la bagarre. Alla fine di telecomandi ne funzioneranno appena 25 – si scoprirà poi – ma “The Show must go on”. La polemica è fatta. Durante una pausa pubblicitaria si rifà la votazione che, giusto per dare il colpo di grazia, ribalta il risultato. Un intoppo può accadere, ma qui di qualcosa di diverso bisogna pur scrivere.

Alberto Sanavia

 

foto di Maria Elena Schiavon