Padovando a Sanremo: il primo giorno di scuola

 

 

Cosa accade a Sanremo durante i giorni del Festival? Molti di voi se lo saranno chiesti. Chi con più insistenza, chi meno. Molti altri non se lo sono chiesti per niente. Ma Sanremo è stato e sarà sempre uno degli eventi (anzitutto) mediatici più grandi d’Italia. Il semplice fatto che qualcuno ne parli male è già un modo per attirare curiosità: vecchia regola sempre in auge.
Padovando.com, per la prima volta dalla sua nascita, è andata a Sanremo per voi. Sarebbe ora troppo facile e forse troppo stancante leggere i soliti voti assegnati agli artisti, commentare il solo show catodico/digitale che scatta dopo il Tg1. Quindi, come ogni buon primo giorno di scuola che si rispetti, oggi racconteremo le prime impressioni di Sanremo come evento che coinvolge un’intera città, per farvi vivere quella parte di Sanremo che troppo poco viene narrata.
IL VIAGGIO. Siamo andati in treno. Coincidenze ferroviarie che saltano, tanto per cambiare, ma ormai nessuno ci fa più caso. A partire da Savona i discorsi all’interno dell’Intercity iniziano ad essere particolarmente uguali. Un mix di dialetti che trattano un solo argomento: il Festival. All’arrivo in stazione notiamo che la stragrande maggioranza del popolo festivaliero è suddiviso in due grandi categorie: anziani e giovanissimi. Il lungo tunnel che porta all’uscita della stazione culmina con l’apertura verso un caldo sole. E vai con i primi selfie…
MISS E MISTER. Trascinando affannosamente i bagagli, incrociamo ragazzi e ragazze con fasce da miss o da mister che passeggiano per strada. Ti osservano di striscio, ma quando il loro sguardo incrocia il tuo, questo sembra elemosinare la richiesta di una foto insieme. Una sorta di ricerca materiale di likes “facebookiani”. Voglia di popolarità carnale e ad ogni costo.
GLI ALBERGHI. Per capire dove alloggia un cantante basta osservare la strada. Un esempio? Se di fronte ad una reception si affolla un gruppo di ragazzine, si comprende subito che lì dormono i Dear Jack.
RADIO OVUNQUE, ESTASI POPOLARE. Le vetrine dei negozi si trasformano in studi radiofonici. Così, mentre cerchi un paio di mutande, ti può capitare di trovare Lorenzo Fragola incastrato tra un manichino e l’altro. Ma le radio hanno anche i loro autocarri. Belli, colorati, autentiche vetrine in piazza dove la folla va in delirio, alla ricerca di un autografo da parte di chiunque. Per fortuna qualcuno in mezzo al gruppo è onesto e, ad un tratto, accenna un liberatorio: “ma questo chi è”?
GLI ACCREDITI. Cinquecento giornalisti accreditati, oltre duecento fotografi. Andiamo a ritirare il nostro pass e – da neofiti – ci troviamo circondati da veri veterani e da invece chi gioca a farlo, vantando ad esempio una solida amicizia con Leone di Lernia. La ricerca di notorietà si annida anche qui, come un reale spaccato della nostra società.
STRADE PIENE, STRADE VUOTE. Inizia il Festival e le vie prima affollate si svuotano pian piano. In strada rimangono i voyeur del live, ossia coloro ai quali non gliene frega nulla del Festival. Loro vogliono vedere soprattutto un super ospite che saluta a 10 metri di distanza mentre entra velocemente in un’auto con i vetri oscurati. De gustibus non est disputandum.

 

Alberto Sanavia