San “remore”

Per oltre 60 anni, il Festival di Sanremo è stato uno specchio dei tempi. La rappresentazione concentrata di mode, tendenze, pregi ma soprattutto difetti del popolo italiano. Guai ad esprimere un giudizio prima di aver visto.
Eppure una considerazione dev’essere concessa. Il Festival che sta per iniziare non solo conserva l’andatura “talent” iniziata da qualche anno, ma ne rafforza la presenza inserendo una co-conduttrice come Maria De Filippi che i talent li ha praticamente inventati. L’aspetto curioso è che questo nuovo prototipo di cantanti usa-e- getta (destino, ahimè, di una buona parte delle talentuose voci televisive) dividerà il palco con un’altra metà composta in gran parte da personaggi (Al Bano, Zarrillo e D’Alessio, giusto per citarne tre) che appartengono ad un mondo lontanissimo. Se i grandi Chef riescono a fondere abilmente il dolce col salato, Carlo Conti riuscirà a creare un piatto prelibato? Oppure rischieremo di sputare un boccone disgustoso?
E’ un rischio che alcuni potrebbero chiamare “coraggio”. Per ora lo declasserei al ruolo di semplice remora, in attesa di assaggiare questa stravagante pietanza.
In tutto ciò, l’mmagine più rappresentativa è quella che vedete in primo piano: blocchi di cemento a chiudere le vie d’accesso al teatro Ariston.
L’evento mondano per eccellenza si fonde alla paura di tempi in cui la paura e il terrore vogliono prendere il sopravvento. Sarà un Festival simile ma – per certi aspetti – molto diverso rispetto ai precedenti.

 

Alberto Sanavia

 

FOTO DI MAURO PASTORELLO