Venezia: le storie incredibili della Chiesa dei Santi Geremia e Lucia

L’annegato che benedice le imbarcazioni, la Santa dalle spoglie senza pace che guarì Dante e l’unica scultura snodabile al mondo non costruita da mano umana. Dove si trovano tutte queste cose? In una delle chiese di Venezia più trascurate dai turisti. Nonostante migliaia di essi ci passino a fianco. Ogni giorno

 

Ammettiamolo. I veneziani un po’ godono nel far sentire in colpa il turista: “i xe vegnui qua a butare e scoasse”. Tradotto: “sono arrivati qui per buttare la spazzatura”.
Per farvi vivere questa sensazione di turistico disagio, non appena metterete i vostri piedi al di fuori dalla stazione Ferroviaria di Santa Lucia, sappiate che per consentirvi tale passo hanno abbattuto una chiesa.
Quella di Santa Lucia, appunto, che tra l’altro conteneva le spoglie della povera martire.
A ricordarlo c’è un’iscrizione sul selciato, proprio dopo aver sceso le scale che troverete davanti a voi.

 

Vi sentite abbastanza in colpa ora?
Ma soprattutto: che fine ha fatto il corpo della povera Lucia?

 

Tranquilli, dal 1.861 è stata “adottata” da una chiesa di cui si parla poco, nella quale spesso potrete camminare da soli in tranquillità. Una chiesa che nasconde curiosità, aneddoti e opere uniche al mondo. Una chiesa spesso tenuta al di fuori degli itinerari da guide turistiche “veloci-che-andiamo-a-Rialto-e-in-Piazza-San-Marco”.

 

Ecco perché ho deciso di raccontarvi le bellezze e le leggende legate alla Chiesa dei Santi Geremia e Lucia.

 

ARRIVIAMOCI. Scendete le scale e svoltate a sinistra proseguendo lungo Lista di Spagna. Lista era la strada davanti alle ambasciate straniere ed era così chiamata perché contraddistinte a terra con righe in pietra d’Istria; Spagna perché la dimora dell’ambasciatore di Spagna era a palazzo Frizier-Zeno, situata circa a metà del percorso. Ma non è di questo che dobbiamo parlare.
“VUOI MANGIARE?”. Ad un tratto arriverete in Campo San Geremia. Ve ne accorgete perché trovate il primo spazio aperto, in cui a destra sono posizionate bancarelle di ambulanti cingalesi che vendono oggetti veneziani Made in China, oltre alla richiestissima maglia tarocca di Cristiano Ronaldo. Prima di proseguire verso il restringimento di Salizada San Geremia (la riconoscete perché alla vostra sinistra cercheranno di placcarvi i camerieri della trattoria Vittoria e a destra quelli del ristorante Pedrocchi), fermatevi e osservate quella parte del campo completamente vuota. Lì potete vedere Palazzo Labia e la prima facciata della chiesa. Già. La prima.

 

LA DOPPIA FACCIATA E I LAVORI DI COMPLETAMENTO CHE DURARONO 100 ANNI. La Chiesa dei Santi Geremia  e Lucia che osserviamo oggi risale a un

Il Campanile della Chiesa dei SS. Geremia e Lucia affiancato a Palazzo Balbi

Il Campanile della Chiesa dei SS. Geremia e Lucia affiancato a Palazzo Balbi

progetto che vide luce nel 1.753 dall’architetto lombardo Carlo Corbellini. Nonostante la prima messa del nuovo corso si fosse svolta il 27 aprile 1.760, i lavori si conclusero solo nel… 1.861. Quasi 100 anni: poi non lamentiamoci della lentezza dei cantieri moderni…  
Sappiate però che la primissima costruzione di questo edificio risalirebbe al 1.116, ma solo nel 1.292 fu ampliata dal doge Sebastiano Ziani. Il campanile che ancora oggi vediamo è del 1.200, anche se la cella campanaria e il tamburo hanno registrato successive aggiunte di tipo gotico.
Attualmente la particolarità di questa chiesa è la “doppia facciata”: una verso il canale di Cannaregio e l’altra verso l’omonimo campo di S. Geremia (quest’ultima un tempo presentava un portico laterale, oggi scomparso).

 

L’ANNEGATO CHE BENEDICE LE IMBARCAZIONI. Attraversando la Chiesa dall’ingresso di campo San Geremia e uscendo dalla parte opposta su Cannaregio, troverete la statua di S. Giovanni Nepomuceno (1340-1393).
Vi volta le spalle, lo so. Ma non lo fa per cattiveria.

"Con gli occhi di S. Giovanni": ecco cosa vede la statua

“Con gli occhi di S. Giovanni”: ecco cosa vede la statua


La sua storia anzi è molto triste. Di origine boema, dopo la laurea ottenuta a Padova ritornò nella sua terra come vicario dell’arcivescovo. Nella lotta “politica” tra Re Venceslao IV e il vescovo Jenstein, il Re non volle fisicamente colpire l’alto prelato (giusto per evitare sommosse) e così si sfogò sul suo vicario che finì in prigione per poi essere condannato all’annegamento nel fiume Moldava. Vi è anche una seconda versione molto “gossip”. La leggenda vuole che Giovanni fosse confessore delle Regina. Tenendo fede al silenzio del confessionale, il Re fece annegare il vicario per gelosia.
Insomma, in un modo o nell’altro, S. Giovanni Nepomuceno è divenuto (controvoglia per lui) il protettore di coloro che hanno contatti con l’acqua, motivo per cui la sua statua oggi osserva e benedice le imbarcazioni sul Canal Grande.

 

IL SANTO INCARICATO DI COSTRUIRE 8 CHIESE. Sappiate che in passato la chiesa ospitò le spoglie di San Magno, vescovo di Oderzo ed Eraclea, morto alla bellezza di 90 anni nel 670 (un record per l’epoca!). Inizialmente ad Eraclea, le sue spoglie furono traslate qui nel 1.206 (nel luogo dove – da vivo – si rifugiò per sfuggire alle invasioni longobarde). Pare che, prima di morire, ebbe un sogno divino nel quale avrebbe ricevuto l’incarico di far costruire otto chiese in Venezia: S. Pietro Apostolo, San Raffaele Arcangelo, il Salvator nostro Gesù Cristo, Santa Maria Formosa, San Giovanni Battista detto in Bragora, San Zaccaria, Santa Giustina Vergine e Martire e i Santi 12 Apostoli. Dal 1956 le spoglie mortali di san Magno hanno fatto ritorno nella “sua” Eraclea.

 

SANTA LUCIA E LE SUE SPOGLIE SENZA PACE. Ma torniamo a Santa Lucia. Ella nacque a Siracusa nel 281 da una famiglia molto ricca. Bellissima e aggraziata, si consacrò a Dio quando andò con la madre Eutichia a seguire i festeggiamenti per Santa Agata. In sogno Agata predisse a Lucia la sua santità e al risveglio la madre guarì dalla emorroissa (continua perdita di sangue). Nonostante le insistenze di un giovane che la voleva in sposa, Lucia seguì la propria vocazione. Imputata della sua fede cristiana da Pascasio, Prefetto della città di Siracusa, ella non cedette. Il 13 dicembre 304 fu giustiziata e nel 314 fu innalzato un tempio in suo onore a seguito dei tanti miracoli che la gente diceva di aver ottenuto. Le reliquie furono portate a Costantinopoli nel 1.038 per poi essere traslate nella basilica di San Giorgio Maggiore a Venezia nel 1.204 a seguito

Il corpo di Santa Lucia e la maschera d'argento

Il corpo di Santa Lucia e la maschera d’argento

della IV Crociata. Nel 1.313 il suo corpo fu portato nella chiesa di Santa Lucia, fino all’abbattimento della chiesa stessa. Il 7 novembre del 1981 i suoi resti vennero rubati da alcuni malfattori che chiesero un cospicuo riscatto. Recuperato alcuni mesi dopo, nel 1955 il cardinale Angelo Roncalli (poi Papa Giovanni XXIII) fece preparare una maschera d’argento per coprirle il volto. Infine nel 2004, in occasione del 17° centenario del martirio, il “sacro corpo” venne provvisoriamente traslato dal 15 al 22 dicembre nella sua Siracusa.
Ad oggi si può definitivamente dire che – dopo tanto tribolare – Santa Lucia riposa finalmente in pace.

 

PROTETTRICE DELLA VISTA: LEGGENDA O SCAMBIO DI PERSONA? Oggi Santa Lucia è venerata come protettrice della vista. La sua rappresentazione iconografica è quella di una santa che regge in mano un piatto con due bulbi oculari. Una leggenda nata in età umanistica e con varie similitudini rispetto a una popolare tradizione indiana. L’omonimia con un’altra santa (che si sarebbe tolta gli occhi per liberarsi da un’incauta persona) e l’etimologia del nome Lucia=luce, hanno fatto il resto.

 

LA SANTA CHE GUARI’ DANTE ALIGHIERI. Ad avvalorare comunque queste virtù sulle malattie agli occhi (e a togliere ogni dubbio ai malpensanti), vi sono vari miracoli registrati, uno fra tutti considerato il più curioso. Secondo quanto riferito da Jacopo, figlio del sommo poeta Dante Alighieri, lo scrittore avrebbe subito un grave danno alla vista a causa delle numerose lacrime sparse per la morte di Beatrice. Dopo aver invocato spesso Santa Lucia, Dante Alighieri sarebbe guarito. A riconoscenza di questo miracolo, Dante la citò nel 2° canto dell’Inferno, nel 9° del Purgatorio e nel 33° del Paradiso, posizionandola nella rosa dei beati davanti ad Adamo e affidandole il ruolo di colei che convinse Beatrice ad avvicinarsi a Dante quando lui venne respinto dalle tre fiere nella nota “selva oscura”.

 

L’UNICA SCULTURA “SNODABILE” AL MONDO… NON CREATA DA MANO UMANA. A pochi passi di distanza dal corpo di Santa Lucia, sopra all’altare posizionato alla sua destra, vi è la scultura del Cristo crocefisso acheròpita, ossia “non fatto da mano (umana)”. Fu San Paolo a coniare questo termine di origine greco-bizantina. “Gli Dei fatti con mano d’uomo non sono Dei”, disse ad Efeso dove vi era una vasta quantità di statue dedicata ad Artemide, madre degli Dei. L’attacco agli idoli paesani era volto alla proibizione giudaica di queste rappresentazioni, a favore della figura del vero corpo di Cristo.
Va anzitutto detto che, oltre a quella di Venezia,  di opere acheropite “riconosciute” ne

Il Cristo crocefisso "non creato da mano umana"

Il Cristo crocefisso “non creato da mano umana”

esistono pochissime. 7 in Italia: la Sacra Sindone di Torino, il velo della Veronica e il dipinto della Sancta Sanctorum del Laterano a Roma, il sacro volto di Edessa nella chiesa di San Bartolomeo degli Armeni a Genova, il Santo Volto a Lucca e quello a Sansepolcro, oltre all’immagine della Madonna nella cattedrale di Maria Santissima Achiropita a Rossano, in provincia di Cosenza. Nel resto del mondo se ne riconoscono altre 4: un’icona nel monastero della Grande Lavra e una nel monastero d’Iviron in Grecia, l’icona nella chiesa di Notre-Dame-des-Miracles a Saint-Maur in Francia e l’immagine della Madonna di Guadalupe a San Juan Diego in Messico.
Il Cristo crocefisso di Venezia, oltre ad essere una delle sole tre sculture acheropite oltre a quelle di Lucca e Sansepolcro, ha una caratteristica che lo differenzia da tutti gli altri: le braccia articolate, ideate per il trasporto delle reliquie in occasione degli anni giubilari. Per il Giubileo del 1.700, infatti, esso fu portato a Roma dove concesse numerose grazie.
Inizialmente scolpito da uno dei fondatori dell’Ordine dei Padri Francescani Cappuccini (1.525/8), prima di morire affidò l’opera a Fra’ Colombano Da Mula perché la terminasse. Dopo la morte dell’amico, Padre Colombano però si accorse che l’opera si era compiuta da sola. Dopo un soggiorno in questa Chiesa durante la Quaresima del 1602, il Frate donò la scultura alla parrocchia per essere venerata, compiendo così un gran numero di miracoli.

 

GLI OGGETTI DELLA PASSIONE DI CRISTO. Nella cripta della Chiesa sono inoltre presenti numerose reliquie: dal gallo di San Pietro alla brocca d’acqua di Pilato utilizzata per “lavarsi le mani”, passando per la mano e la borsa di Giuda, oltre alla tenaglia, al martello e ai chiodi utilizzati per la crocefissione di Gesù.
Il beneficio del dubbio sulla loro autenticità, però, è umanamente comprensibile.

 

Ok. Santa Lucia, San Magno… ma Geremia? Vi chiederete, giustamente.
Del profeta biblico nativo di Gerusalemme si può parlare della fine, ossia ucciso dai suoi connazionali per i troppi rimproveri rivolti al proprio popolo.
Nemo propheta in patria.
Ci ha pensato Venezia a dargli idealmente una casa tranquilla.

 

Alberto Sanavia

 

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
– Iscrizioni dall’interno della Chiesa dei Santi Geremia e Lucia
– Boccato Alessandra, “Chiese di Venezia”, Arsenale Editrice, Venezia, 1998
– Brusegan Marcello, “Guida insolita… delle chiese di Venezia”, Newton & Compton Editori, 2004
– Brusegan Marcello, “La grande guida dei monumenti di Venezia”, Newton & Compton Editori, 2005
– Corner Flaminio – “Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e di Torcello”, Venezia, 1828
– Crivellari Bizio Marina, “Campi Veneziani”, Filippi Editore Venezia, 2009
– Jonglez Thomas e Zoffoli Paola, “Venezia insolita e segreta”, Edizioni Jonglez, Chambray-Les-Tours, 2014
– Rizzo Tiziano, “I ponti di Venezia”, Newton Compton Editori, 1998
– Tassini Giuseppe, “Curiosità veneziane”, Premiata tipografia Cecchini, Venezia, 1863
– Toso Fei Alberto, “Misteri di Venezia”, La Toletta Edizioni, Venezia, 2011

 

IMMAGINI
Tutte le foto sono state realizzate da Alberto Sanavia